Presidente Enrico Pancheri

Categoria:
23 Settembre 2020

Maria Grazia Cioffi Bassi e Maurizio Cadonna ricordano il compianto presidente dell’Associazione, nonché fondatore della Cooperativa Laboratorio Sociale

Quando incontraste per la prima volta il Cav. Gr. Cr. Enrico Pancheri?

Bassi. Il primo ricordo che ho di lui, che conoscevo solo di fama, risale a 35 anni fa, quando entrai in Anffas assieme ad un gruppo di giovani genitori, sgomenti di fronte ad un evento traumatico come quello della nascita di un figlio con disabilità.
Cadonna. Lo sentii per la prima volta al telefono alla fine del 1997, quando mi disse: “Guarda che hai vinto la selezione da direttore, dobbiamo vederci”. Avendo letto qualcosa della storia del Trentino, sapevo chi era e quale importante ruolo istituzionale aveva avuto, ma non lo conoscevo personalmente. Lo raggiunsi nella sua casa di Dimaro e parlammo per un’ora. Mi mise subito a mio agio, io che ero un illustre sconosciuto davanti a quella personalità che era Enrico Pancheri.

Che cosa vi colpì della sua personalità?

Bassi. L’ottimismo, l’autorevolezza, la concretezza. Uscendo da quell’incontro, per la prima volta da quando era nato mio figlio mi sentii più leggera, ebbi la certezza che per lui ci sarebbe stato un futuro. Infatti, qualche mese dopo vide la luce il Centro Piccoli Down, oggi Il Paese di Oz.
Cadonna. Di lui mi piacque subito l’entusiasmo, la chiarezza del pensiero, la visione politica delle cose. Aveva un interloquire schietto e diretto, non usava perifrasi.

Quali intenti lo muovevano?

Bassi. Aveva una straordinaria sensibilità sociale, che cominciò a maturare da ragazzo nelle fila della DC. Quando, nel 1970, la dott.ssa Kirchner gli affidò Presidenza dell’Associazione, non lo fece per vanità. Accettò mosso dalla convinzione che, in una stagione così delicata per tante famiglie di persone con disabilità, la sua solidarietà non potesse esprimersi solo a parole, ma richiedesse un coinvolgimento diretto, in coerenza ai principi cristiani a cui era stato educato.
Fu un grande Presidente, perché utilizzò le sue competenze e le sue conoscenze non solo per trovare i fondi necessari alla creazione di nuove strutture e nuovi servizi, ma soprattutto per favorire un diverso atteggiamento della società, della cultura e della politica verso la disabilità intellettiva.

Quanto influì la sua esperienza politica sullo sviluppo dell’Associazione?

Bassi. Pancheri è stato senza dubbio un personaggio di prim’ordine nella storia dell’Autonomia. Ricoprì incarichi di importanza crescente, prima a livello locale, poi provinciale e regionale. Attraverso la sua capacità di tessere relazioni, riuscì a far convergere l’attenzione del mondo politico locale e nazionale verso la disabilità in un epoca in cui essa era vissuta come un problema strettamente privato. Rimangono, a testimonianza di questa complessa attività di sensibilizzazione, tante foto e articoli di giornali che immortalano i momenti di incontro con le personalità più di spicco della politica italiana e trentina del tempo.

La sua presidenza in Anffas Trentino attraversò un trentennio. Quali furono le principali conquiste?

Bassi. Nei 28 anni della sua Presidenza, Anffas conobbe un’espansione senza pari. Furono aperti, su tutto il territorio provinciale, 13 centri socio-educativi, 13 centri socio-occupazionali, 7 centri di formazione professionale, 1 centro dedicato a bambini e giovani, 5 comunità alloggio. Inoltre, Pancheri accettò la proposta della Provincia di subentrare alle suore dei Silenziosi Operai della Croce nella gestione di Casa Serena, la struttura residenziale per persone con disabilità profonda che oggi rappresenta il nostro fiore all’occhiello.
Sul versante nazionale, riuscì a dialogare con il mondo politico, nello specifico con il Governo ed il Parlamento, negli anni difficili dell’approvazione della legge 104/92, la prima che ha cercato di dare ordine agli interventi a favore delle persone con disabilità.
Proprio in omaggio a questo suo grande impegno a favore dei diritti delle persone con disabilità, nel 2004 ricevette, primo in tutta Italia, la Rosa d’Oro, la massima onorificenza che l’Associazione nazionale riconosce alle persone che si sono distinte per particolari ed onorati servigi.

Quale ricordo mantenete di lui?

Bassi. Quello di un uomo sensibile, umano, coraggioso, di grande fede. Quante volte ho invidiato la sua capacità di superare le difficoltà confidando nell’aiuto di Dio! Ricordo una frase che gli ho sentito ripetere tante volte “non fare mai del bene, se non sei in grado di sopportare l’ingratitudine umana”. Anche nei momenti più duri, ha vissuto con equilibrio, compostezza e grande dignità.
Cadonna. Ricordo i pranzi assieme, con le rispettive mogli. Si parlava di tutto, dell’Anffas, del Governo, della quotidianità. Era un uomo intelligente, perspicace, curioso. Gli piaceva approfondire i discorsi, non si accontentava della superficialità, voleva cogliere il perché delle cose.