Il presidente nazionale dell’Anffas denuncia sulle colonne del quotidiano Avvenire: «Ci trattano come un lusso, ma siamo pronti a difenderci con la legge e nei tribunali.
«Attacco ai disabili, daremo battaglia»
Il presidente nazionale dell’Anffas denuncia sulle colonne del quotidiano Avvenire: «Ci trattano come un lusso, ma siamo pronti a difenderci con la legge e nei tribunali»
Quello del governo è «un attacco al mondo della disabilità vergognoso, che grida vendetta». E le associazioni, che pure per lungo tempo hanno sopportato e atteso un segnale di apertura, questa volta promettono battaglia con le armi legislative di cui dispongono. Perché il limite si è superato con questa manovra. Spiega il presidente dell’Anffas Nazionale, Roberto Speziale, dalle colonne del quotidiano Avvenire. «Il messaggio che arriva dal governo e dalla gran parte della stampa, rimasta indifferente, è che c’è un attacco culturale rispetto alla disabilità. Sta passando il concetto che la disabilità è un problema, è un costo sociale che l’Italia non si può per-mettere». E «le famiglie restano veramente sole».
Scusi presidente, ma il Pdl si è impegnato a contattarvi durante l’esame della manovra al Senato…
Noi non siamo stati contattati da nessuno. Anzi, dopo le comunicazioni prima di Gasparri e poi di Letta, la Federazione aveva revocato la manifestazione del 2, ma poi, di fatto, i provvedimenti che avevano proclamato di ritirare sono andati avanti e sono diventati peggiorativi. Ma c’è un impegno a modificarli.
Non crede che ci sia la buona fede dei gruppi di maggioranza?
No, guardi, c’è da parte del governo un attacco ragionato. Non c’è bisogno di chissà quale scienziato. Il governo deve risparmiare soldi. Il mondo della disabilità oggi vale 6 miliardi. Bisogna tagliarne 4? Il taglio è lineare. Tagliano pezzi di qualità di vita per le persone in difficoltà. Ma trovino il coraggio di dirlo.
Gli emendamenti al Senato dovevano venire incontro alle vostre richieste…
Macché, non solo non viene cancellato l’innalzamento della percentuale di invalidità, ma si aggiunge anche questa revisione della procedura di accertamento dell’indennità di accompagno. L’emendamento è stato inserito dal presidente della commissione Bilancio, con una ulteriore discriminazione.
Vale a dire?
C’è un altro emendamento di cui chiediamo la cancellazione, che rivede i requisiti medico-legali di fatto con un artificio, perché mentre prima l’indennità di accompagnamento veniva riconosciuta laddove non si era in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, oggi si aggiunge il termine assolvere al “complesso degli atti quotidiani della vita”. Quindi, terminologicamente, sembra la stessa cosa ma di fatto stravolge completamente il criterio.
Ci spieghi meglio.
Semplice: una persona che ha delle autonomie ma che da sola non è in grado di assolvere agli atti della vita verrebbe esclusa.
È la lotta ai falsi invalidi?
Doveva esserlo e noi ci eravamo dichiarati d’accordo, perché siamo i primi interessati, poiché i falsi invalidi sono stati alimentati dalla cattiva politica e dai cattivi medici, da commissioni conniventi che hanno prodotto questa situazione che toglie risorse al mondo della disabilità vera. Se il governo chiedesse aiuto al mondo associativo, potremmo indicare delle modalità di risparmiare notevoli risorse.
Che intende quando dice che non vi arrenderete?
Noi associazioni e famiglie stiamo reagendo compatte e se fino a oggi eravamo disposte a trattare, chiederemo l’applicazione dell’articolo 14 della 328, che dice che i Comuni hanno l’obbligo di predisporre i progetti globali di vita. E dove non verrà fatto, ricorreremo alla giustizia per farci riconoscere i diritti. Questo comporta spese per 6 miliardi di euro. Se vogliono aprire un tavolo… altrimenti andremo avanti per vie legali.
Ecco gli emendamenti giudicati peggiorativi e incostituzionali
Diventano due gli emendamenti all’articolo 10 della manovra messi sotto accusa, che discriminano e colpiscono il mondo dei disabili, secondo le associazioni, pronte a sollevare dubbi di costituzionalità. La lista delle patologie stilata dal relatore lascia fuori diverse disabilità che non raggiungono la percentuale richiesta. Nel primo, relativo all’assegno, spiegano le associazioni, chi «ha la “fortuna” di essere affetto da una patologia singola per la quale è prevista una invalidità del 75 per cento avrà l’assegno (di 265 euro) anche se non raggiunge l’85 per cento di invalidità. Chi invece è colpito da due patologie o menomazioni, la cui somma dà l’80 per cento di invalidità, non ha diritto a nulla». C’è poi una seconda modifica, relativa all’indennità di accompagnamento. «La nuova definizione medico-legale – spiegano le associazioni – consente l’accesso all’accompagnamento solo alle persone in stato vegetativo», poiché è prevista solo per chi «non è in grado di svolgere il complesso degli atti elementari» della quotidianità: mangiare, bere, vestirsi, camminare. Un criterio che, con la sola aggiunta del termine “complesso”, «crea nuovi esclusi» come persone con «sindrome di down, che deambulano ma non sanno dove vanno, persone che riescono a vestirsi o a mangiare ma che magari non sanno dove si trovano o chi sono».