Il sostegno che vale. Pubblichiamo l’articolo di Carla Pontara uscito sull’ultimo numero della rivista “Trentino Anffas”
A quasi dieci anni dalla legge 6/2004, che ha introdotto nel nostro ordinamento la figura dell’Amministratore di sostegno per la tutela giuridica delle persone con limitazioni nell’autonomia, si assiste già da tempo sul nostro territorio provinciale a uno sforzo coordinato per promuovere questo strumento innovativo, nato in sintonia con i nuovi orientamenti culturali e sociali di cittadinanza attiva e con un approccio alla disabilità che integra più visioni e saperi. La figura dell’AdS è ormai diffusa in una molteplicità di situazioni ma probabilmente solo in una parte di queste riesce a esprimere una forma personalizzata di tutela che valorizzi la capacità di agire e di autodeterminarsi della persona e la supporti in ciò che non può portare avanti autonomamente.
Il giudice tutelare che la nomina definisce gli ambiti e le modalità di mediazione e protezione, scelte mirate e necessarie in direzione della qualità di vita della persona. Se quindi il decreto di nomina indirizza il tipo di accompagnamento della persona, di fatto è poi soprattutto l’impegno di formazione che consente all’Amministratore di sostegno di mettere davvero al centro la persona, coinvolgendola per quanto possibile in ciò che è svolto nel suo interesse. Il fine e quindi il valore sono infatti la tutela e il rispetto della persona, molto più che la tutela del patrimonio in sé, come problema che riguarda più direttamente l’ambito familiare. L’Ads non è quindi una persona di fiducia isolata ma una persona di relazioni, che sa confrontarsi con la comunità nelle sue realtà pubbliche e private per comprendere meglio il suo mandato e mettere il suo intervento a servizio della persona, nei suoi aspetti di individuo e insieme di relazioni, sia a livello familiare che nello scambio tra servizi e associazioni.
Proprio a motivo della sua diffusione in contesti anche molto diversi può risultare stimolante un’analisi dell’esperienza che metta in evidenza il punto di vista di tutti gli attori coinvolti, proprio per cogliere il valore di una sfida collettiva nella tutela delle persone fragili.
In questa logica è quindi importante intercettare e valorizzare innanzitutto le diverse domande poste dalle stesse persone con disabilità: bisogni che sono meglio evidenziati anche dentro un confronto tra figure che si prendono cura e a cuore la persona e i suoi diritti, le sue aspettative, nella tensione a una qualità di vita. Attorno a questo interesse ha preso quindi spazio all’interno di un centro socio educativo un piccolo gruppo di confronto: si sono incontrate persone che già da tempo si riferiscono all’Amministratore e persone che stanno chiedendo questo sostegno, vogliono capire meglio la proposta e confrontarsi sulle proprie esigenze.
Cercando di riportare i pensieri più comunemente condivisi e di renderli fruibili a chi legge sono stati individuati questi punti che qui sotto vengono condivisi: «…penso a una persona che, conoscendomi nelle mie possibilità e nelle principali esigenze, sappia mettersi quando necessario il mio fianco, per darmi la sicurezza di ciò che mi appartiene come persona, come familiare, come cittadino». «Vorrei stabilire con l’amministratore un rapporto di fiducia che da valore ad entrambi, e con il suo sostegno vorrei vivere alcune esperienze che per me sono importanti, vincendo anche alcune mie paure». «Mi sento bene quando lui (AdS) mi agevola anche nel comprendere alcuni linguaggi, nel far rispettare il mio pensiero, nel gestire aspetti tecnici che proprio mi sono estranei». «Se io mi sento sostenuto come persona e considerato un cittadino come gli altri, a mia volta aiuto l’amministratore ad aiutarmi nel modo giusto. Insomma io faccio la mia parte cercando di essere me stesso e accettando di essere aiutato. Così sento che sono sempre coinvolto, che sono io il protagonista e non sono mai solo». «Secondo me le cose in cui mi aiuta l’Amministratore dovrebbero essere più semplici per tutti, così tutti i cittadini possono sentirsi incoraggiati e a loro agio». «Vedo che l’Amministratore parla con i miei familiari e cercando le scelte giuste per me, mi informa di quello che sta facendo e si confronta con le persone che mi conoscono bene e di cui mi fido». «Un tempo pensavo che non ce l’avrei mai fatta da solo o altre volte immaginavo che me la sarei cavata benissimo, che non avrei avuto bisogno di nessuno e che quella era la mia felicità. Ora vedo le cose con più maturità e in modo concreto; tante cose non mi sono ancora chiare ma ho fiducia in questo cammino». È un ascolto molto importante e il cammino in questa prospettiva è una sfida aperta, per tutti. Non c’è un diritto che non sia diritto di ogni persona.