Il servizio civile ad Anffas Trentino

Categoria: News
10 Gennaio 2012

Decidere di impiegare il proprio tempo in attività sociali, dedicarsi a persone che hanno bisogno di attenzioni e di affetto e avere anche un primo approccio con la realtà del mondo del lavoro. Questo, e molto altro, è il servizio civile. Ecco l’esperienza dei giovani inseriti nella realtà di Anffas Trentino.

Decidere di impiegare il proprio tempo in attività sociali, dedicarsi a persone che hanno bisogno di attenzioni e di affetto e avere anche un primo approccio con la realtà del mondo del lavoro, soprattutto in termini di responsabilità. Questo, e molto altro, è il servizio civile: un anno della propria vita speso a conoscere la realtà del sociale, un mondo che a volte sembra lontano da noi, che spesso siamo distratti da una vita frenetica e a volte superficiale.  
Anche l’Anffas, dal 2009, offre la possibilità ai ragazzi di fare un’esperienza presso le loro strutture. Il progetto di quest’anno si intitola “Aprire strade amiche”.
Alla chiamata, hanno risposto Walter Panato, Marta Tomasi, Francesco Rosanelli e Gianmaria Vicenzi. Quattro giovani trentini che hanno deciso di seguire il progetto dell’associazione, intendendolo soprattutto come un percorso di crescita personale e umana.  Walter, 27 anni di Borgo, studente all’università di Trento, prima di questa esperienza non conosceva l’Anffas Trentino Onlus, ma già operava nel mondo del volontariato, aiutando gli anziani, ospiti delle case di riposo. Marta, 21 anni di Trento, diplomatasi lo scorso luglio all’istituto alberghiero, dopo essere entrata in contatto con Anffas, ha deciso di proseguire il suo percorso di studi universitario in ambito sociale. Francesco ha 24 anni e vive a Trento con la famiglia. Diplomato al liceo delle Scienze Sociali A. Rosmini e laureato in Sociologia, ha già fatto alcune esperienze nella realtà Anffas, prima uno stage presso il centro-laboratorio di via Matteotti, poi l’affiancamento dei ragazzi disabili in un corso di judo adattato, infine un corso per formatori sulla disabilità organizzato dall’associazione Liberamente Insieme.
Gianmaria ha 19 anni e alle spalle ha già esperienze nel settore del sociale, avendo svolto attività di volontariato presso Anffas e La Rete.
I ragazzi che svolgono il servizio civile all’Anffas sono impegnati nell’attività di supporto all’assistenza ai disabili, nell’accompagnamento degli ospiti delle strutture in attività ricreative anche esterne, come passeggiate o gite. Servizi finalizzati a migliorare il benessere personale e a favorire l’integrazione sociale di chi è portatore di disabilità.  Si cerca di far vivere agli ospiti i momenti di quotidianità – la spesa, un’uscita in pizzeria, uno spettacolo al teatro –   come un’esperienza piacevole e formativa.
Le motivazioni dei quattro giovani del servizio civile sono molto forti.
“Questa esperienza sicuramente mi da’ l’opportunità di comprendere cosa vuol dire vivere e rapportarsi con le persone disabili”spiega Francesco. “Sto imparando a capire come posso intervenire per aiutarle nel modo più efficace possibile, capire le modalità di organizzazione e di progettazione delle varie attività da proporre ai ragazzi, per favorire il loro benessere psicofisico e per cercare di migliorare la qualità della vita di queste persone. Inoltre ho sempre desiderato svolgere un lavoro attivo e mi sembra di capire che questo settore rispecchia quelle che sono le mie caratteristiche attitudinali”.
“La mia scelta è stata guidata dal mio interesse personale – racconta Marta –  quindi, per quanto mi riguarda, non c’è aspettativa migliore che quella di ritrovarsi ad operare in quest’ambito. Credo che possa essere molto costruttivo mettere in pratica e vivere in prima persona un tema così sensibile”. “Ho deciso di fare il servizio civile all’Anffas perché mi sono sempre trovato a mio agio in questo ambiente e ho colto l’occasione per
approfondire la mia esperienza”, così Gianmaria.Walter fa un bilancio di questi primi sei mesi di servizio civile: “Dopo circa 6mesi posso dire che sono molto contento del percorso intrapreso, sono una persona molto chiusa e passare del tempo con persone spesso così schiette e sincere mi aiuta molto a relazionarmi con gli altri  anche all’ esterno di questo ambiente. Mi piace inoltre il rapporto che ho con gli utenti, grazie al mio ruolo di volontario infatti si instaurano talvolta delle complicità e delle dinamiche tali che non  sarebbero possibili ad un operatore, legato professionalmente ad un ruolo più educativo.
Mi piace pensare agli operatori a come dei genitori e noi volontari più  a come dei   nonni”.
Un ricordo di questa esperienza? “Bei ricordi sono sicuramente tutte le gite effettuate quest’estate – risponde Walter – ai Suoni delle Dolomiti per esempio o la felicità dei ragazzi quando andiamo a giocare a bocce o solamente quando entriamo dalla porta. Basta davvero poco per renderli contenti ed è questo l’aspetto più gratificante del servizio civile”. “Non ho un ricordo ben specifico – spiega Marta –  in questo ambito la sfida è continua e ogni giorno ci sono momenti significativi. Diciamo che il mio primo giorno è stato quello più importante, forse perché mi ha permesso di affacciarmi su una realtà mai vissuta prima d’ora e che apre ad un mondo nuovo, dove gli abitanti di questo paese non parlano la tua stessa lingua e giorno dopo giorno si costruisce un canale comunicativo che non è fatto solo di parole ma di piccoli gesti che ci avvicinano”.
E se si chiede ai ragazzi se piacerebbe loro proseguire in questo percorso, anche quando l’anno di servizio civile sarà terminato, la risposta è per tutti positiva.
“Durante questi mesi  – dice Francesco – ho capito che mi piacerebbe continuare la mia attività lavorativa in questo ambito, poiché trascorro volentieri con loro le giornate e tutte le attività che vengono svolte. Mi rendo conto di trovare soddisfazione nel proporre e organizzare diverse iniziative che possano far trascorrere momenti piacevoli e sereni ai ragazzi”.