Il prof. Ferrari apre la festa del Paese di Oz

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7 Novembre 2011

Hanno preso il via con un interessantissimo e qualificato convegno le iniziative pensate e messe in calendario per festeggiare il 30° compleanno del Paese di Oz, il centro Abilitativo per l’età evolutiva di Trento. Ospite d’eccezione il prof Adriano Ferrari, direttore dell’Unità di riabilitazione delle gravi disabilità infantili dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia.

Hanno preso il via con un interessantissimo e qualificato convegno le iniziative pensate e messe in calendario per festeggiare il 30° compleanno del Paese di Oz, il centro Abilitativo per l’età evolutiva di Trento. Ospite d’eccezione il prof Adriano Ferrari, direttore dell’Unità di riabilitazione delle gravi disabilità infantili dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia, un “mito” – come è stato definito – per chi opera nell’ambito della riabilitazione, che ha saputo trasmettere la sua grande esperienza professionale e la passione per i bambini con disabilità, con parole adatte a tutti.

In apertura hanno preso la parola la Presidente di Anffas Maria Grazia Cioffi Bassi e la dottoressa Luisa Calliari, neuropsichiatra infantile del Centro Paese di Oz.
La Presidente ha tratteggiato i trenta anni di storia del Centro: i bisogni, le speranze, la tenacia di un gruppo di genitori che non volevano lasciare nulla di intentato per dare ai loro figli nati con una disabilità la possibilità di uno sviluppo più normale possibile e un inserimento sociale attivo, serio ed efficace. Un centro che si prendesse in carico e a cuore tutti gli aspetti della crescita dei ragazzi, che offrisse a ciascuna persona un intervento e un percorso individualizzato, e contemporaneamente fosse di supporto e conforto per i genitori.
La storia del Paese di Oz insegna che tutto questo è stato possibile grazie all’interazione di tecnici, genitori, politici, volontari… e oggi i bambini e i ragazzi – sono 150 quelli che tutte le settimane frequentano il Centro – possono sperare nel pieno godimento dei diritti umani non negoziabili.
La crisi economica oggi mette a dura prova le finanze dei governi locali, ma – ha ribadito con forza Maria Grazia Cioffi Bassi – la politica non può pensare che la disabilità sia una spesa improduttiva, verrebbe meno il grado di civiltà della nostra società.
La dottoressa Luisa Calliari – per l’occasione moderatrice del convegno – ha portato i messaggi di saluto di molte autorità che non hanno potuto partecipare all’evento e ha poi dato brevemente la parola per un saluto a Mattia Civico, consigliere provinciale e presidente della IV Commissione legislativa, al dott Claudio Eccher Vice presidente del Consiglio Proviciale e al dott. Fabio Cembrani, intervenuto su mandato dell’Assessore alla Sanità e alle politiche sociali Ugo Rossi.
La sala “Don Guetti”, gremita di genitori, educatori, operatori, cittadini interessati alla tematica, ha poi seguito con entusiasmo la relazione del prof. Ferrari dal titolo “Disabilità motorie in età evolutiva: una bussola per orientarsi nella giungla delle proposte riabilitative”.
Il difficile compito assegnato al prof Ferrari è stato quello di offrire una guida a genitori e operatori per cercare di dare ai propri figli il meglio della cura, dovendo scegliere oggi fra teorie e soluzioni più o meno accreditate, proposte magari su internet, che disorientano e creano false speranze.
Il primo passo – ha sottolineato il prof Ferrari – è quello di “mettere bene a fuoco” il caso che gli si pone davanti, ben coscienti che poco si può fare per curare la lesione del cervello di un bimbo con disabilità, ma altrettanto consapevoli che occorre far funzionale di più e meglio tutto ciò che invece è rimasto intatto. Il cervello è predisposto a costruire diverse “funzioni”, che ci permettono di fare molte cose: comunicare, camminare, ragionare…. la più importante di tutte però, quella propria del cervello, e dai cui dipendono tutte le altre è la funzione dell’apprendimento. Questa funzione, quando ci si avvia a trattare un paziente, è da esplorare a fondo, perché se fosse rimasta intatta, non ci sono limiti al progresso e al miglioramento di quella persona. È una funzione che lavora in rete, e che ha bisogno di elementi quali ad esempio la motivazione per poter svilupparsi, sempre tenendo presente la storia naturale di quel bambino, il suo percorso spontaneo ed il decorso della malattia, e, più di tutto, tenendo presente che il benessere di quel bambino non sta nella quantità di funzioni che saprà mettere in atto, ma nel modo in cui esse sono esplicitate e vissute nel complesso della sua comunità, della sua famiglia.
Ma ci sono metodi migliori di altri? Non si può generalizzare, soprattutto perché più i metodi sono generalisti, meno efficaci sono. Prima di pensare ad un metodo occorre mettere al centro il bambino con la sua famiglia, la sua storia. I metodi si rivelano efficaci se sono studiati sul e per il caso specifico, se si sa definire al meglio la funzione per cui servono. Segni inequivocabili di successo di un dato metodo ad esempio sono il fatto che tale metodo produce un cambiamento, se si può replicare su altri casi e se si ottengono gli stessi risultati.
Ha senso un trattamento intensivo? Attenzione – ha specificato il prof Ferrari – che i desideri dei bambini non sono gli stessi dei genitori, per cui è bene intervenire con una certa insistenza solo per un periodo limitato e solo se c’è una giustificazione, poiché la riabilitazione non si fa sulla diagnosi, ma su di un obiettivo specifico e in un tempo ben determinato. Ogni essere umano infatti mostra e attiva determinate funzioni in un dato periodo dello sviluppo: in altre parole per poter creare la nostra identità vi sono degli “appuntamenti” con la propria crescita ben definiti, un periodo di sensibilità particolare che permette all’essere umano di sviluppare in un determinato tempo, una specifica azione. La riabilitazione deve essere dunque tempestiva e mirata, senza però anticipare le mosse e, altro aspetto importante, deve essere quello di considerare il bambino il primo giocatore di un gioco di squadra, dove l’esperto mette a disposizione il proprio sapere con onestà e ne condivide il progetto con i genitori.
Un caloroso applauso ha dimostrato l’apprezzamento per le parole del prof Ferrari e ha rinnovato la stima e la gratitudine nei confronti di tutti gli operatori del Paese di Oz, che coordinati dalla dott.ssa Tiziana Carli hanno lavorato intensamente per preparare l’evento.

Chiara Franzoia