“Basta disabili a scuola, meglio la Rupe Tarpea”

Categoria: News
30 Settembre 2010

Sul web esplode la polemica. Le dichiarazioni dell’assessore all’istruzione di Chieri, e di un docente del Conservatorio di Milano, scatenano critiche (e sostegni) sui social network.

“Basta disabili a scuola. Non imparano e disturbano. Meglio per tutti una comunità, dove mandarli seguiti da personale specializzato”. Queste parole, pronunciate dall’assessore all’Istruzione di Chieri, Giuseppe Pellegrino, stanno scatenando una polemica nella società civile e sui social network.
Polemica che, purtroppo, non ha evitato a degenerazioni preoccupanti. A poche ore dalle dichiarazioni di Pellegrino, infatti, un celebre docente del conservatorio di Milano (Joanne Maira Pini) scriveva su Facebook: “Bisognerebbe tornare alla Rupe Tarpea. Stiamo decadendo geneticamente. Oggi una pseudoscienza autoreferenziale senza bussola fa campare organismi che non dovrebbero”. Da notare anche il fatto che il Pini ignora che i deformi e disabili venivano gettati dal Taigeto, non dalla Rupe Tarpea, dalla quale si gettavano invece i traditori e poi i testimoni scomodi.
L’episodio, che sarebbe tranquillizzante considerare un caso isolato, sembra invece avvalorare un’opinione diffusa sullo scarso valore dell’integrazione dei disabili nelle classi scolastiche. A testimonianza di questo diversi commenti, apparsi su Facebook, che invitano alla ricerca di soluzioni “alternative” per l’istruzione di disabili fisici e intelettivi. Fino ad anche solo dieci anni fa era un fatto più raro vedere portatori d’handicap ben integrati a scuola, specialmente nelle classi medie e superiori. Anche oggi episodi di questo tipo tradiscono un’impreparazione di buona parte della società, che può portare alla discriminazione anche in età adulta.
A denunciare le parole dell’assessore di Chieri e del docente di Milano sono, oltre ai rappresentanti politici, anche i vertici dell’Anfass nazionale. «La soluzione proposta», chiarisce il presidente Anffas Roberto Speziale, «Ovvero quella di convincere i genitori a relegare i propri figli in “comunità specializzate”, dove possano, senza arrecare disturbo a nessuno, seguire “un percorso migliore” (che non ci è dato sapere quale possa essere, dal momento che lo stesso afferma anche che gli alunni con disabilità con l’istruzione non hanno nulla a che vedere) ci mette i brividi, proponendo un ritorno alla più totale discriminazione, segregazione e ghettizzazione, in totale contrasto con quelli che sono i principi di inclusione, non discriminazione e pari opportunità».
Le reazioni alle parole del professore, come riferisce oggi il Corriere della Sera, non si fanno attendere e molti lo invitano a tacere. Dice poi di essere stato frainteso, ovviamente, ma conclude “Resto convinto però del fatto che a scuola, adesso, siano penalizzati i migliori”.