Ricominciare da Anffas Trentino Onlus

Categoria: News
6 Dicembre 2016

Rosy e il progetto a favore del sostegno occupazionale

Il “progettone” è lo strumento con cui, dal 1990, la Provincia Autonoma di Trento offre un lavoro e quindi un inserimento attivo nella comunità ad alcune fasce deboli di cittadini che, per motivi diversi, sono stati espulsi dal mercato del lavoro.
Benché inizialmente rientrassero nel “progettone” i soli interventi di ripristino e di valorizzazione ambientale nel verde, nel tempo la gamma delle opportunità si è via via allargata ai servizi di custodia, all’attività ausiliaria e di supporto ai servizi alla persona, alla gestione di servizi bibliotecari e museali.
Da dieci anni Anffas Trentino Onlus, in convenzione con Consolida, offre la possibilità di svolgere presso alcune delle proprie strutture il cosiddetto “progettone sociale”. Attualmente sono attivi progetti a Trento, Borgo Valsugana, Cavalese ed Arco.
Oltre ad essere uno strumento al servizio delle politiche attive del lavoro, queste esperienze hanno importanti ricadute trasversali.
Il progettone, infatti, non solo consente ad una fascia delicata di lavoratori di continuare ad essere un punto di riferimento per la propria famiglia ma, al tempo stesso, permette di praticare il valore della responsabilità, dell’uguaglianza e della solidarietà, divenendo quindi un servizio utilissimo a favore della comunità.
Vi proponiamo il racconto di Rosy, che ha prestato servizio presso il centro socio educativo Anffas di Arco.
1) Di cosa ti occupavi prima di collaborare con Anffas Trentino Onlus?
Lavoravo in una fabbrica che si occupava di lavorazioni cartotecniche, in particolar modo materiali pubblicitari.

2) Qual è stato il primo pensiero quando ti hanno detto che la fabbrica avrebbe chiuso?
Il primo pensiero era più che altro una preoccupazione, quella di non trovare un altro lavoro. In un periodo di crisi generale e vista la mia non più giovanissima età, un ricollocamento adeguato nel mondo del lavoro non mi sembrava cosa semplice.

3) Quali alternative hai cercato o ti sono state proposte?
Ho cercato alternative esclusivamente in ambito industriale. Immaginavo di poter ricominciare più facilmente in un settore dove avevo già un’esperienza di quindici anni. Non ho avuto nessun tipo di proposta lavorativa né da parte di privati né dall’ufficio di collocamento. Ho trascorso due anni a casa in mobilità e disoccupazione. Sono poi entrata a far parte del “progettone” provinciale. Ci tengo a precisare che dei miei colleghi la sola a poter usufruire del progettone sono stata io grazie al requisito dell’età. Sono andata all’ufficio del lavoro e mi sono iscritta alla lista degli aventi diritto. Mi hanno chiamata per un colloquio. Ho detto che nella mia esperienza in fabbrica avevo provato piacere quando i ragazzi di alcune cooperative sociali svolgevano i loro progetti di inserimento lavorativo da noi. Instauravo con loro relazioni molto piacevoli e positive. Da questo è emersa la mia predisposizione verso un lavoro nel sociale.
Il primo lavoro propostomi è stato quello in un centro Anffas di Arco in qualità di ausiliaria addetta ai servizi alla persona; ho accettato subito pur essendo consapevole delle difficoltà ad adattarmi a un ambiente di lavoro molto diverso dalle mie esperienze precedenti e per questo motivo ero preoccupata nell’iniziare un lavoro così delicato e carico di responsabilità.

4) Ci racconteresti come hai vissuto l’inserimento al CSE di Arco? Difficoltà? Soddisfazioni?
Il primo giorno di lavoro un’assistente della Cooperativa Consolida mi ha accompagnato sul posto e gli operatori mi hanno fatto conoscere il Centro e i ragazzi. Sono rimasta colpita dal clima di familiarità e amicizia che si respirava e contemporaneamente dalla professionalità necessaria per svolgere quel tipo di lavoro. L’impatto è stato dunque molto positivo ed ho quindi deciso di iniziare l’attività lavorativa al Centro. Non è stato semplice abituarmi ad un cambiamento così radicale, ma l’ambiente, la cordialità e collaborazione degli operatori sono stati elementi indispensabili. Posso dire che dopo un mese mi sentivo come a casa, e sicura nello svolgere il mio lavoro. Quello che mi ha dato più soddisfazione è l’essere entrata in relazione con i ragazzi, con i quali sento di aver instaurato un rapporto quasi materno che mi ha molto gratificata. Conoscere lentamente le loro abitudini e poter preparare i pasti e le merende seguendo i loro gusti mi ha fatto capire un aspetto della vita e del lavoro che non conoscevo.

5) Come sei stata accolta dai tuoi colleghi?
I colleghi mi hanno accolta benissimo fin da subito, spiegandomi con chiarezza le mansioni che avrei dovuto svolgere e manifestandomi il desiderio di accogliermi nel nuovo gruppo di lavoro. Per tutto il periodo in cui è durata questa mia esperienza il team si è legato ancora di più, ed ora che mi è stato comunicato che, per motivi burocratici, dovrò fermarmi ancora un anno, ho dato la mia disponibilità al Centro di continuare come volontaria questo percorso sia per mantenere la relazione con i ragazzi sia perché mi sento ormai parte del gruppo di lavoro.

6) Come descriveresti le tue relazioni con i ragazzi?
Come mi suggerisce Max le nostre relazioni sono “comiche”: infatti con loro mi diverto, scherzo e trascorro il tempo in modo sereno. Ovviamente mi è anche capitato di trovarmi con loro in situazioni di maggiore intimità e serietà, nelle quali ho avuto modo di conoscere anche i loro pensieri più nascosti sui vari aspetti della vita. Anche con le loro famiglie si è instaurato un rapporto di amicizia a e vicinanza: spesso i genitori vengono al Centro a bere il caffè che preparo sempre molto volentieri. Posso dire che questo lavoro mi ha aiutata a scoprire e apprezzare una realtà che prima mi era lontana.
Parlano i ragazzi (Max e Rolando, singolarmente): come ti sei trovato con Rosy e come la descriveresti?
MAX: Rosy è una donna meravigliosa. Se penso a lei mi viene subito il sorriso. Mi vengono in mente le sue battute divertenti, come quelle sulla mia “carrozza ferrari”. Inoltre ha inventato la merenda più buona del centro: il budino tiepidino! Prepara la banana con nutella e zucchero veramente veramente buona e dolce come lei. Quello che mi dispiace è che pranza poco con me.
ROLANDO: la Rosy mi ha abituato bene. E’ sempre stata molto gentile nel prepararci le merende che preferiamo. A pranzo era sempre attenta ai miei bisogni e sempre allegra mentre mi aiutava a mangiare. Quando la vedevo la mattina mi abbracciava sempre, e non solo me ma anche i miei amici. Se penso a lei mi viene in mente mentre spinge il carrello del pranzo pieno di buone cose, e quando mi chiedeva ogni giorno: “Rolly, oggi yogurt o banana frullata?”. Ed io potevo prendere la cosa che più mi piaceva. Mi manca tantissimo ma per fortuna viene spesso ad aiutarci, così sono tranquillo e contento: grazie Rosy!!

7) Rosy, quale messaggio ti piacerebbe trasmettere alle persone che si possono trovare nella tua stessa situazione
Non abbiate paura di sperimentarvi nel mondo del sociale, mettersi in gioco in alcune tipologie di servizi alla persona può far emergere alcune caratteristiche e doti che molto probabilmente nel mondo del lavoro tradizionale non avreste mai sperimentato dandovi anche una grande gratificazione personale.